lunedì 15 dicembre 2014

La scuola di meditazione

Goong... Goong... Goong... Sono le quattro in punto del mattino. Questo è l'orario della sveglia nel centro di meditazione Vipassana, in a una collina a 15 chilometri da Kathmandu. Non ho molto tempo per prepararmi e andare nella hall principale del centro ed iniziare le prime due ore consecutive di meditazione. Si comincia alle 4,30 e se ritardi vengono a "prelevarti" nella stanza senza tanti complimenti. Siamo circa 150 persone provenienti da ogni parte del mondo e di ogni età ma soprattutto giovani tra i 20 e i 30 anni. Ci sono anche molte persone locali nepalesi. Siamo seduti a terra a gambe incrociate o seduti sopra le gambe. Non sono ammesse altre posizioni né si può dormire o stendere le gambe. Naturalmente silenzio totale dentro la hall ma anche fuori dalla hall. Le regole prima dell'iscrizione erano chiare: non si può rompere il silenzio fino alla mattina del decimo giorno. Si può parlare solo con gli insegnanti ad orari specifici e solo della tecnica di meditazione. Oltre a questo non si può leggere, scrivere, ascoltare musica e usare il telefono o il computer. Tutto viene "sequestrato" al momento dell'entrata dentro il centro. Non si può fumare, drogarsi, bere alcol, portare cibo e bevande o qualsiasi altra sostanza dall'esterno. Medicine solo quelle prescritte dal medico previo colloquio con l’insegnante. Chi crede in qualche religione non può praticarla e nemmeno si può fare qualsiasi altra attività che non sia la meditazione che viene insegnata. Il vestire non deve essere provocatorio e chi ha tatuaggi deve nasconderli. Rosari amuleti ecc… via tutto. Ci sono delle persone addette che controllano che tutto si svolga regolarmente. L'ambiente è neutro: non ci sono simboli o immagini nei muri delle stanze né all’aperto. Donne e uomini vivono in zone separate e anche nella hall principale dove si medita è impossibile il contatto fisico tra uomini e donne. Si mangia due volte al giorno; colazione e pranzo, più il tè con un frutto nel pomeriggio, niente cena. Ma a cosa servono tutte queste restrizioni? Alcune ed entrare effettivamente nel centro solo con quello che hai dentro di te senza poterti aggrappare a niente altro, altre ad impedire quegli atti seduttivi che normalmente si usano nella quotidianità per tentare di ottenere consenso e potere per abbellire la propria miseria interiore, ma principalmente servono a concentrarsi per l'unico scopo per cui sei qui; imparare la tecnica di meditazione Vipassana. Vipassana significa "vedere le cose per quello che sono" ed è una tecnica che si basa sull’auto-osservazione oggettiva e con cui Siddhartha Gautama (detto Buddha) circa 2500 anni fa raggiunse la sua liberazione. E’ una delle più antiche di tutto il subcontinente indiano. Avevo già praticato questa tecnica di meditazione in Italia e mi ero già sottoposto a restrizioni in passato ma mai nelle modalità che mi si sono presentate in questo centro. La giornata comincia alle 4 del mattino e finisce alle 21/21,30 ed in mezzo ci sono 10/11 ore di meditazione effettive, seduto a terra. Grazie alla mia ernia lombare, che da dieci anni mi accompagna in mille avventure mi è stato concesso, nel caso ne avessi bisogno, di appoggiarmi al muro con la schiena. I dolori cominciano nel pomeriggio quando ci sono quattro ore di meditazione consecutive dopo le cinque ore già fatte nel mattino. I dolori alle gambe ad un certo punto diventano lancinanti ma non puoi fare nulla se non ignorare il dolore rimanendo concentrato nella tecnica, oppure sclerale seguendo i pensieri che un dolore, di qualsiasi natura sia, può farti venire. La miseria che hai dentro, tanta o poca che sia, viene a galla a colpi di immagini e “voci”, che ti fanno oscillare tra passato e futuro, con i "se" e con i "ma", dimenticando l'unico momento esistenziale ed importante, il presente. Quante volte avrei potuto sostituire l’orgoglio/vergogna con l’umiltà e semplificarmi la vita? Quante volte avrei potuto evitare atti di orgoglio mascherati da finta umiltà e conquistare pezzetti di Me invece di giocare senz’anima al grande teatro creato dall’essere umano? Quando giunge la stanchezza e non riesco a stare concentrato a lungo nella tecnica vedo e sento le mie personalità e quella predominante non mi da fastidio ma una, invece, si racconta delle favole e si nutre ancora di illusioni ed è un bene potere vederla per lavorarci su attentamente. Ti chiedi perché sei qui al corso invece di qualche bella spiaggia indiana… e succedono delle cose. Ad un certo punto, dopo giorni di meditazione a pieno regime, il dolore fisico scompare, le ansie se ne vanno, frutto del riflesso della mente che con il lavoro è diventata molto quieta: schiena e cervicali non le sento più, nemmeno mi appoggio più al muro per trovare sollievo, e le gambe le sento solo come un leggero fastidio di sottofondo che mi avvisa di rimanere concentrato, aiutandomi a vedere cose di me, del mio corpo più chiaramente; caricandomi di quella determinazione che serve a cambiare le cose che ancora non vanno come potrebbero. Qui scatta la gratitudine e mi rendo conto che sono nel posto dove dovrei essere nonostante la fatica.
Nei momenti di pausa (pochi) dalle attività si cammina attorno all'area dedicata e mi capita di guardare qualche faccia. La maggior parte sono facce sconsolate! C'è anche chi parla o ride da solo e così rido anche io, ma piano perché ci controllano... Capita di ridere nel bagno pubblico in cui succede di "rompere il silenzio" a suon di musica intestinale compressa, ognuno con le sue note. Il cibo è vegetariano e di qualità, sicuramente meglio di quanto facessi io in Italia. Il corso non ha costi fissi, si lascia un’offerta libera alla fine.
Dieci giorni completi sottoponendosi a queste regole sono tanti se non hai la determinazione di esplorarti interiormente. Alcuni non ce la fanno e abbandonano prima della conclusione del corso, altri, invece, sono alla loro seconda o terza esperienza. Non posso dimenticare i sorrisi e la gioia nell'ultimo giorno in cui si è rotto il silenzio. Si poteva parlare e confrontare le proprie sensazioni, scambiarsi i contatti per risentirsi in futuro come se fossimo amici conosciuti in una vacanza, ed in un certo senso è stato così. Quasi non occorreva parlare per comunicare, dopo giorni di silenzio e meditazione bastava uno sguardo. 
E' stata una esperienza forte che mi toccato in alcune aeree “misteriose" ed amplificato altre, come successe nella foresta amazzonica. E poi finito il corso, un signore di 55 anni mi ha dato 60/65 anni (record) grazie alla mia barba brizzolata e sempre più lunga. Questo non lo dimenticherò mai ;-)
Sono carico come i primi giorni di viaggio dall’Italia o come quando ero ai piedi del monte Everest, ma con una maggiore consapevolezza riguardo la mia missione. Questa esperienza ha spazzato via quelle inutili regole di struttura che mi ero creato in questi mesi e che un po’mi limitavano nell’azione di auto-conoscenza. Ora sono a Lumbini, vicino al confine nepalese/indiano. Qui si attesta che è nato il principe Siddhartha  e in questi giorni c’è un festival buddhista, quindi le strade sono colme di monaci e si respira pace e armonia. In molti per strada mi salutano, soprattutto gli Shadu che sembrano pensare che io sia uno di loro ma con l’abito sbagliato ;-)
L’India è alle porte, partirò domani verso Varanasi, una delle città più antiche e mistiche del mondo, ed è un luogo pieno di contraddizioni. Immagini, odori e sensazioni sono forti come in pochi altri posti che già conosco. START AGAIN... No sleep No limits :-D

"Puoi dominare un elefante impazzito;
puoi serrare le fauci all'orso e alla tigre;
puoi cavalcare un leone e giocare con il cobra;
con l'alchimia puoi guadagnarti da vivere;
puoi errare in incognito nell'universo;
puoi rendere gli dei tuoi vassalli ;
puoi restare giovane per sempre;
puoi camminare sulle acque e vivere nel fuoco;
ma il dominio della mente è migliore e più difficile."

-Antica citazione indiana-



domenica 30 novembre 2014

Kathmandu e dintorni (video)

Vi lascio con questo simpatico video...
Se trovo posto ad un corso di meditazione che già praticavo prima di partire per il viaggio, non sarò reperibile in nessun modo nelle prossime due settimane, perché sarò in silenzio e meditazione tutti i giorni tutto il giorno. Non potrò rispondere a vostri eventuali messaggi. Ciaoooo dal Nepal :-D


domenica 23 novembre 2014

Da Lhasa (Tibet-Cina) fino a Kathmandu (Nepal)

Da Lhasa fino a Kathmandu il viaggio è stato tutto di un fiato: un paesaggio montano a volte nevoso e avvolte secco, fiumi e deserto. Un continuo susseguirsi di questi panorama. Scendendo dalla vettura si poteva udire il vento e apprezzare i brividi del freddo anziché detestarli. Si spostavano le poche nuvole che non osavano oscurare il sole accecante, dando anche al cielo l’idea di movimento.  Un cane in sosta nel bordo della strada  guarda l’orizzonte. E’ li, randagio ma fiero come nessun altro cane visto prima in vita mia; non è costretto ad aver bisogno dell’umano per vivere. Mi inchino e lo saluto, lo vorrei come compagno di viaggio per un breve pezzo di vita, sarebbe un ottimo compagno indipendente. Piccole e solitarie mandrie di yak riesco a vedere, che non temono il freddo grazie alla lunga peluria. Questi animali sono fondamentali per la sopravvivenza dei tibetani: carne, un po’ di formaggio e latte. Qui non esiste frutta e verdura e il trasporto delle merci, come ad esempio i cereali, è complicato. Se ne occupano soprattutto i ragazzi giovani che per giorni e giorni camminano trasportando un enorme sacco con la cinta tenuta in fronte. Ogni tanto c’è un piccolo agglomerato di case: bimbi che incuranti del freddo giocano dentro un ruscello, con la “candela” penzolante al naso, e il volto impolverato. Ci salutano come fossimo un bel miraggio. Quanto vorrei riuscire a comunicare con loro! Ma non conosco la lingua tibetana e il campo base Everest ci aspetta prima del tramonto. Su e giù con la vettura a 8 posti: quante buche, lastre di ghiaccio e polvere su questa strada non asfaltata che porta all’Everest!  Siamo in sei: io, la guida, il pilota e una simpatica e cara famiglia, padre madre ed il figlio quasi trentenne. Vengono da  El Salvador, un piccolo stato dell’America centrale. Arriviamo al campo base, avrei sperato di essere sopra le nuvole e fare un bel video ma invece mi trovo davanti all’Everest, così imponente e accogliente che mi fa dimenticare le nuvole e mi fa girare la testa! Siamo a 5200 metri di altitudine, manca un po’ di ossigeno, così ne approfitto per “sballarmi” ancora di più, girando velocemente su me stesso fino a perdere l’equilibrio. Woooooooooo!!! Wooo Wooo Wooo!! E’ il mio grido di liberazione, qui solo il cosmo mi più sentire! Non sento più nulla, nemmeno i dolori cervicali che il freddo, il vento e le continue vibrazioni della vettura avevano momentaneamente risvegliato! Sono quei momenti in cui potresti morire ed essere in pace. Hai risolto il tuo debito, sono finite le domande, hai tutte le risposte perché hai la conferma di quale dovrebbe essere il tuo naturale state d’animo… Beatitudine e non sofferenza mascherata da felice ipocrisia. Mi ricompongo, ma quello stato rimane, anche quando la notte si dorme a -15 gradi nella guest house li vicino. La notte! Si la notte nelle montagne del Tibet; non c’è la luce artificiale delle città che oscurano le stelle. Alzando gli occhi le vedo tutte. Alcune, l’astronomia, forse, deve ancora scoprirle… Mi “diverto” ad unire con linee immaginarie le stelle, creando strade, visi, parole, situazioni che sembrano anticiparmi ciò che accadrà in futuro… Shhh, è ora di dormire… Ma prima una lacrima di gioia.. anche due va! 
A proposito della guest house… Li alloggiava anche una famiglia dal Messico: padre italiano, madre messicana e il figlio di 14 anni. Stavano facendo il giro del mondo in un anno, approfittando dell’anno sabbatico che viene concesso ogni 7 anni. Mi sembra che valesse per docenti di università come loro. Il figlio perderà un anno di scuola ma  con l’esperienza che sta facendo ci guadagnerà tutta la vita… Bravi! Ci si rivede in Messico per raccontarci! 
Man mano che che ci si sposta dalla zona del Tibet che ho visitato verso il Nepal, l’altitudine diminuisce da 5300 a 2000 e ci si trova a costeggiare il fiume Yellow in mezzo le montagne ricoperte di verde… Che panorama!! Ne rimango incantato e vorrei che questa giornata non finisse mai. Ma arrivano anche le risate…
Sempre assieme alla famiglia di El Salvador, attraversato il confine cinese del Tibet, ci troviamo in Nepal e c’è solo una strada stretta, non asfaltata  e infangata in mezzo le montagne che porta a Kathmandu, la capitale del Nepal. In questa strada passa di tutto: gente a piedi, camion, bus, moto, cani. La maggior parte dei bus e dei camion si piantano in alcune salite ripide e quindi si assiste ai vari tentativi di attraversamento di quel dato pezzo di strada. I camion e i bus ringhiano, accelerano da fermi, prendono la rincorsa, fumo del carburante bruciato ovunque, ruote che sgommano facendo volare il pantano e creando nuove buche, gente che riprende con il telefono. Ma niente, il primo tentativo è stato vano. Si ricomincia. Due, tre, fino anche 10 volte… Nel frattempo le code dei mezzi da ambo i lati si allungano. Ma chi se ne frega se non arriviamo a Kathmandu io sto bene anche qui a guardarmi lo show! 
Dopo qualche ora riusciamo ad attraversare quel tratto di strada e arriviamo nella capitale. Saluto caldamente la famiglia di El Salvador con l’appunto che se passo dalle loro parti vado a salutarli.
Sono a Kathmandu da qualche giorno, c’è un gran caos che i primi due giorni mi ha frastornato. Molti turisti nel centro, ma ora mi sono abituato a questa frequenza. E’ il problema che ho ogni volta quando passo da posti incontaminati alle città caotiche. 
Ho conosciuto persone molto interessanti, viaggiatori che come me, usano questa esperienza per conoscere meglio loro stessi. Kathmandu, cominci a piacermi, tu profumi un po’ di quell’India che già conosco ma a breve ti lascio per mete “ignote” :-D






venerdì 7 novembre 2014

Un tuffo nel passato con la sosta a Kashgar (Cina)

Sono al secondo piano, nel dormitorio dell’ostello dove alloggio, è mattina e il sole sorge proprio davanti l’entrata della stanza. C’è sempre qualcuno che si sveglia prima di me, aprono la porta del dormitorio ed entra il gatto persiano che vive in questo stabile, viene sul bordo del letto a salutarmi: miao, miao, frrr. Lo guardo con gli occhi semi chiusi. Forse comprende che non sono di queste terre, con la barba bianca e bionda e i capelli scompigliati e dopo il saluto se ne va. Esco dalla stanza, ondate di fumo dal grill in strada che cucina spiedini di montone mi avvolgono dandomi uno strano buongiorno, annebbiandomi la vista! Buongiorno Kashgar! Anche oggi splende il sole! Davanti a me la piazza principale  di questa antica città e l’antica moschea Id Kah. Si odono i venditori per strada che richiamano l’attenzione dei passanti con un linguaggio a me indecifrabile: pane, carne di montone, frutta, oggetti di uso comune ma c’è anche chi, silenziosamente, a bordo strada chiede l’elemosina con il solo braccio posto in avanti e la mano aperta. Faccio colazione con quello che rimane di quello che ho comperato il giorno prima: banane, mele, tè o caffè solubile. Fantastico! E’ un privilegio fare colazione all’aperto comodamente seduto con il sole  sorto da poco. Molte volte, nei 40 giorni di corsa per arrivare in Cina, quando dovevo viaggiare da un posto all’altro, la colazione saltava e capitava di mangiare qualcosa nel pomeriggio o la sera. Una bella lavata alla faccia e via a farsi un giro, indossando sempre le solite cose che ogni tanto riesco a lavare: un paio di pantaloni color verde oliva con tasche ovunque e una maglia in pail, che sembrano essere diventati la divisa ufficiale per questo viaggio.
Per le strade, mentre cammino, si odono i clacson o i bizzarri allarmi dei mezzi di trasporto in sosta che continuano a scattare: sembra di essere alle giostre di una qualche sagra italiana. I tanti scooter che circolano funzionano a batteria e sono silenziosi, quindi devo stare attento a non rimanere investito perché non li sento arrivare da dietro. Ci sono ancora i carretti trainati da asini e cavalli che a vederli, mi portano indietro nel tempo come se fossi già stato in questo luogo.  La gente, anche qui  mi guarda incuriosita, ci sono pochi occidentali, almeno in questo periodo. Ci sono i venditori di 'hami gua' (il melone verde tipico dello Xinjiang), i panettieri che cucinano il pane 'naan' all'interno del loro forno , venditori di tabacco ma anche di pesche, uva, angurie, banane, zucche e la carne di pecora, il tutto nei loro carretti portatili.  La maggior parte dei passanti maschi indossa la 'doppa' il copricapo tradizionale, e sfoggia una barbetta sotto il mento, ben curata, lunga fino a venti centimetri. Le donne con il capo coperto dai veli colorati. Kashgar è una città dove si fondono più culture e tutti mi dicono che diversa dalla Cina orientale. E’ una città il cui passato è ben visibile:  nelle botteghe affacciate alla strada si praticano mestieri antichi: c’è il fabbro che batte il ferro incandescente, c’è il falegname che intaglia mestoli e giocattoli per bambini, c’è chi modella la cassa del mandolino. Non mancano comunque i negozi moderni e i supermarket.
Ci sono dei giorni in cui passeggio con una ragazza cinese di Shangai conosciuta in ostello. E’ un ottima compagnia, mi traduce quello leggo o sento in cinese, e mi è stata di aiuto per prenotare i tre biglietti del treno che mi porteranno da Kasgar fino a Lhasa in Tibet, un tragitto che farò assieme a lei. Per la prima volta dall’inizio di questa esperienza non viaggerò 'solo'. Sono un tipo solitario e così sto bene, questa è la mia principale natura, ma quando trovo buona compagnia per percorrere pezzi di vita, anche se brevi, è sempre un bel regalo di cui sono lieto.
Questa è la mia sosta a Kashgar. Dove ho il tempo per rilassarmi, prendermi cura di me stesso sotto altri aspetti. Fa parte di questo viaggio dove nulla è banale o scontato, nulla è monotono. Sono “costretto” a restare attento quasi sempre a tutto ciò che accade, perché in questo viaggio la mente non divaga nei trabocchetti della noia, né in quelli dell’attaccamento a qualcuno o qualcosa. Mi accorgo di quanto la vita possa  essere vissuta intensamente lasciandoti un costante senso di gratitudine anche nelle difficoltà. Grazie! Che in cinese si dice “Xie Xie”.  Il 9 novembre si avvicina, il viaggio verso il Tibet mi aspetta… 




sabato 1 novembre 2014

L'arrivo in Cina dal Kyrgystan

Dopo circa quaranta giorni, ieri, ho passato il confine cinese!
Sono partito dall'Italia con l'obbligo di entrare in Cina entro il 7 novembre anziché dicembre come avevo richiesto. Questo ha ribaltato alcuni miei progetti dando la priorità al correre anziché ad alcune mie ricerche. Ma nulla accade per caso: è solo una questione di comprendere o non comprendere cosa sta avvenendo. Mi sono lasciato andare agli avvenimenti giorno per giorno anche quando la logica mi diceva "ti stai fregando". Nelle difficoltà è sempre arrivato qualcuno o qualcosa ad aiutarmi o assistermi. In particolare ad Osh nel Kyrgystan non riuscivo a comunicare sia perché è tutto scritto in cirillico sia perché nessuno parla inglese e i tourist centre information erano chiusi perché fuori stagione. Capire se c'era un bus che parte da Osh per Kashgar in Cina è stata una impresa. Anche in internet le informazioni erano poco attendibili per questa stagione. Comunque il bus non l'ho trovato ma ho trovato un tassista il cui figlio parla italiano e faceva da traduttore tra me il padre al telefono per capire come fare, ma  senza avere la più pallida idea di cosa ci fosse dopo il confine e con quali mezzi muoversi successivamente. Decido di farmi portare dal tassista nel confine l'indomani, anche perché ero stanco di rimanere nel fatiscente hotel dove alloggiavo senza acqua calda e riscaldamento. Scopro una volta arrivato che tra il confine del Kyrgystan e quello della Cina ci sono 7 chilometri di distanza, da farsi a piedi in mezzo le montagne. Bene dico, si parte a piedi finalmente! Trovo un camionista cinese che mi da un passaggio fino alla prima pompa di benzina e poi mi fa scendere. Procedo a piedi e arrivo al confine cinese! Arriva di corsa in macchina un incaricato della frontiera cinese e mi ferma dicendomi di aspettare una macchina bianca che mi porterà nello stabile per controllare il passaporto. Nel contempo arriva dal lato cinese una vettura con quattro persone a bordo che vedendomi a piedi con zaino in spalla arrivare dal Kyrgystan si fermano, scendono e mi scattano foto e fanno dei video. Tra me e me penso: MHA! Arriva la vettura che mi porta nello stabile per i controlli. Tutto ok, sono in Cina! Trovo altre due persone con proseguire verso Kashgar in taxi e dividere le spese del viaggio. Ora sono a Kashagar in Cina, altra città importante della Via della Seta. Sono finite le corse per arrivare in tempo da qualche parte perché scade il visto, o non ho il visto  come quando dovevo attraversare il Turkmenistan. Ora saranno giorni di vacanza fino al 9 novembre. Poi, grazie al permesso che ho appena ottenuto per andare in Tibet andrò in treno a Lhasa... Un lungo viaggio di tre giorni per andare in un luogo che sento essere straordinario...


mercoledì 29 ottobre 2014

domenica 26 ottobre 2014

Attraversando la Via della Seta via Samarcanda (Uzbekistan)

Questo percorso di inizio di viaggio dalla Turchia fino in Uzbekistan è nato anche con la curiosità di percorrere la Via della Seta. Un nome che evoca emozioni straordinarie e fa viaggiare l’immaginazione su sconfinati scenari naturali. Ora le cose sono cambiate rispetto a molti secoli fa, ma la Via della Seta condensa, in un’unica espressione, secoli di storia e di avvenimenti che hanno segnato il destino di popoli e culture. Un insieme di rotte commerciali che congiungeva l’Asia Orientale, e in particolare la Cina, al Medio Oriente e al bacino del Mediterraneo, lungo il quale nei secoli hanno transitato carovane di cammelli carichi di seta, prezioso materiale che proveniva dalla Cina. Samarcanda (Uzbekistan) che oggi conta almeno 2700 anni anni di storia, è stata la capitale di diversi imperi ed era senz'altro una delle città con il mercato tra i più importanti della Via della Seta grazie alla sua posizione geografica favorevole. Di quella Samarcanda della Via della Seta  dei primi secoli d.c.  fino alla sua totale distruzione da parte dell' impero mongolo di Gengis Khan intorno al tredicesimo secolo d.c non è rimasto praticamente nulla. La possiamo solo immaginare come romantici poeti che esprimono le proprie emozioni guardando con l'occhio del cuore.  Ora possiamo ammirare ciò che è rimasto dopo la sua grandiosa  rinascita e che caratterizza il profilo della città:  moschee, mausolei e madrase... Belle ma è stato come un po' come rivedere la bella città precedente a Samarcanda, Buxoro. A Buxoro ho passato due giorni ricchi di sorprese e nuove belle amicizie.
Complice la diarrea del viaggiatore che fortunatamente ora è passata, non ho potuto godermi Samarcanda che ho visitato solo un giorno su tre, prendendomi vento e pioggia! 
La prossima meta, sempre percorrendo la Via della Seta è Kashgar, in Cina, attraversando il Kyrgystan. A Kashgar tenterò di ottenere il permesso per andare in Tibet, cosa non semplice sembra. Se me lo negheranno dovrò inventarmi qualcosa di nuovo per andare in India via terra. Vedremo!  Non so come siano le connessioni internet in Cina. Può essere che passerannò molti giorni prima di nuovi aggiornamenti come è successo in Iran.

sabato 25 ottobre 2014

Turkmenistan

Con l'arrivo in Turkmenistan lo scorso 18 ottobre si potevano notare delle differenze nette con l'Iran. Le donne ridevano e scherzavano con me su tutti gli argomenti possibili, non indossavano il chador che è il velo generalmente nero che copre la testa oppure tutto il corpo ma vestiti colorati che variavano dal verde, giallo, blu e rosso. Gli uomini invece erano rigidi! Forse per rispetto dell' immagine del presidente che è in ogni dove, anche dentro i taxi come santino sul cruscotto! In Turkmenistan è vigile una dittatura monopartitica fortemente personalistica. Il tizio che mi ha portato dal confine iraniano/turkmeno fino alla vicina capitale Ashgabat si vantava con me che la vettura con cambio automatico con la quale viaggiavamo gliela aveva regalata il presidente. Mi mostra anche delle foto assieme a lui. Arriviamo ad Ashgabat e mi sembra di vedere una città fantasma, almeno rispetto a come ero abituato in Iran. No traffico, poche persone in giro per le strade, macchine di grossa cilindrata con cambio automatico, strutture moderne quasi futuristiche. Tutto ordinato e pulito. Polizia ovunque che dirige il poco traffico o ferma le vetture per accertamenti. Nel mentre di tutto questo, parlavamo dell'america e delle guerre nel mondo e mi dice che il presidente del Turkmenistan è contro la guerra. Che bello penso, se non fosse che davanti a me, mentre siamo fermi ad un semaforo, sfila una specie di parata militare che dura un quarto d'ora: camion con missili a bordo, lanciarazzi, fuoristrada dotati di mitragliatrici. Tutti armamenti nuovi.  Gli chiedo cosa sono quelli e mi risponde che il Turkmenistan fornisce il gas all'Ucraina e l'Ucraina fornisce le armi al Turkmenistan... Ma non eravamo per la pace? La cosa buffa è che la strada principale che porta al confine con l' Uzbekistan, almeno per metà, è piena di buche, crepe, dossi, oppure non è asfaltata. Meno armi e strade migliori non sarebbe una brutta idea.
In Turkmenistan ci sono rimasto solo tre giorni e avrei potuto rimanere al massimo 5 per il tipo di visto che avevo, ma ho preferito andare via il prima possibile perché mi sentivo troppo sotto controllo. Chi visita il Turkmenistan oltre 5 giorni deve avere una guida tutto il tempo per muoversi, e pagarla ovviamente. Inoltre non ci sono mezzi pubblici se non nelle singole città e muoversi e dormire costa una fortuna rispetto al budget che mi sono prefissato. Si dice che il Turkmenistan abbia anche dei paesaggi bellissimi, e non lo metto in dubbio, ma nel tratto che ho percorso ho visto solo deserto. Beh, a me piace anche il deserto!

venerdì 24 ottobre 2014

Iran

La mia esperienza in Iran è terminata lo scorso 18 ottobre, ma cosa mi ha lasciato questa esperienza di 13 giorni in Iran?
Prima della mia partenza per questo viaggio nel mondo, quando nominavo Iran come una delle mie mete, la maggior parte delle persone drizzavano le orecchie e mi dicevano:” cosa, in Iran vai? Ci sono i terroristi, ci sono gli estremisti, hanno la bomba atomica, stai attento!” Io pensavo che basta ascoltare il telegiornale per sentire parlare i terroristi occidentali perché non si parla altro che di disgrazie per infondere paura e mantenere un certo tipo di controllo, pensavo che le bombe atomiche hanno invaso tutto l’occidente, che le abbiamo fianco casa, e che potrebbero scoppiare da un momento all’altro. Non ho mai dato retta a queste considerazioni che sono il frutto di una manipolazione dei media principali che fanno una serie di associazioni di immagini e parole ben congeniate che danno l’idea che tutta l’area del medio oriente sia coinvolta in guerra e terrorismo. Le informazioni che avevo preso nei forum dei viaggiatori sono le uniche a cui do credito quando mi sposto in terre che non conosco, parlavano chiaro: nessun problema in Iran. Ma non solo non ho avuto nessun problema, ho trovato persone di una solidarietà tale nell’aiutarmi a trovare ciò di cui avevo bisogno per viaggiare, mangiare e dormire che mi ha lasciato sorpreso. Queste persone da ovest a est non hanno esitato a sfarsi in 4 per trovare l’informazione usando anche il loro telefono, mi hanno dato passaggi in macchina o in moto, mi hanno offerto molte volte da mangiare da bere senza chiedere nulla in cambio se non 4 chiacchiere. Ma c'era anche chi ha provato a vendermi un succo di arancia per 10 dollari o chi ha rincarato la corsa del taxi facendo il giro più lungo. Tutto il mondo è paese per certi versi!
C'era la gioia nei loro occhi quando mi fermavano per strada o quando sedevano fianco a me mentre pranzavo o cenavo. Sono curiosi, vogliono sapere cosa penso del loro paese e cosa si pensa fuori dal loro paese. Desiderano sapere da dove vengo e dove sto andando, perché faccio questo lungo viaggio, come mi chiamo, se ho una fede, se ho famiglia e perché sono in Iran. 
Alcuni sono consapevoli che la parola medio-oriente è riconosciuta in occidente grazie ai media come zona di terroristi e provavo un po’ di imbarazzo per questo visto tutto l’aiuto che stavo ricevendo. In Iran, nelle strade e nelle locande è scritto tutto in persiano e in numeri persiani quindi è inimmaginabile comprendere leggendo. Bisogna chiedere, e se non si riesce con l'inglese si fanno i gesti!!
In Iran si svolge tutto regolarmente, si lavora, si mangia, si beve di tutto tranne l’alcool, si sta con la propria famiglia e in molti pregano, ma non tutti. Ho conosciuto persone che non si identificavano in nessuna religione. A Tehran ho visto anche qualche gay e donne giovani vestite con colori sgargianti e tacchi. Molte delle persone con cui ho parlato sono consapevoli che le informazioni in Iran sono filtrate, infatti i social network più popolati in occidente sono oscurati e anche molti altri siti internet, e vorrebbero che questa cosa cambiasse. Gli Iraniani che hanno tempo e soldi possono comunque viaggiare fuori dall’Iran e farsi un idea più ampia di questo pazzo mondo creato dall'uomo.
Il panorama del nord dell'Iran non è mozzafiato: è un immenso altopiano polveroso e solo in poche zone ho visto il verde che a me piace tanto. 

Naturalmente, quanto scritto sopra è solo una esperienza di due settimane e non posso in così poco tempo aver spulciato gioie e dolori di questo paese. Mi sarebbe piaciuto parlare più a lungo anche con le donne e sentire cosa pensano più profondamente, ma questo non è stato possibile. Le donne sole che ho incrociato per strada sembravano abbastanza riservate, qualche occhiata ma niente di più. Quando ho chiesto informazioni si sono limitate a rispondere e al massimo a chiedermi di dove sono. Io non me la sono sentita di fare domande azzardate sul loro grado di emancipazione o di come si sentono...
 Quindi, se volete farvi un viaggio in Iran potete stare tranquilli. Mi sono sentito più sicuro a camminare di notte li che in Italia. Ma dotatevi di spirito di adattamento, specie nelle grandi città, che oltre ad essere caotiche sono inquinatissime per gas di scarico dei veicoli. Inoltre quando attraversate la strada dovete evitare i veicoli perché raramente si fermano!



lunedì 20 ottobre 2014

Ci sono!

Eccomi dopo settimane di assenza a causa della connessione assente o oscurata nei luoghi che ho attraversato dopo la Turchia. Oggi sono arrivato in Uzbekistan dopo Iran e Turkmenistan. Nel senso di viaggiare è andata molto bene! Nessun problema. Soprattutto in Iran si sono fatti in 4 per aiutarmi. Sto scrivendo dal cellullare ma la connessione è lentissima. Appena posso aggiorno meglio quanto è successo piu qualche foto. So che alcuni si sono preoccupati per la mancanza di aggiornamenti ma sto alla grande

venerdì 3 ottobre 2014

Cappadocia (Turchia centrale)

Ennesimo viaggio notturno in bus ed eccomi arrivare da Istanbul in Cappadocia, lo scorso martedì 30 settembre; coccolato da una bellissima alba che illuminava la mia faccia assonnata mentre giungevamo a destinazione.
Ma cos'è la Cappadocia? La Cappadocia si caratterizza per una formazione geologica unica al mondo e per il suo patrimonio storico e culturale. Nell’anno 1985 è stata inclusa dalla UNESCO nella lista dei siti patrimonio dell’Umanità. La Cappadocia letteralmente “terra dei bei cavalli”, è una terra misteriosa. Dove un tempo scorrevano fiumi di lava , oggi si estendono valli ondulate sullo sfondo di un polveroso orizzonte. Il paesaggio unico della Cappadocia è il risultato del dispiegarsi di forze naturali nel corso di millenni.
Mi avevano detto che questo paesaggio mi avrebbe tolto il fiato e devo ammettere che il panorama è straordinario. Inoltre, in questi giorni non si è presentata nemmeno una nuvola e il cielo è di un azzurro così intenso che solo in Australia avevo visto. L'unica dosa da fare qui è rilassarsi, camminare in mezzo a queste formazioni rocciose, respirare quest'aria sana, fare due chiacchiere con i passanti e praticare l'inglese che pian piano sta sbocciando: nel dormitorio dove sono siamo in venti nella stessa stanza da ogni dove nel mondo... Nelle strade di Goreme (il paesino dove alloggio)  invece, gran prevalenza di turisti cinesi in merito della festa nazionale in Cina che dura una settimana. Domani sera ho Il bus verso Erzurum, una città nella parte est della Turchia... Comincia un lungo viaggio verso Tehran (Iran) senza lunghe soste, dove devo sbrigare la pratica del visto di transito per il Turkmenistan. Non vedo l'ora di rimettermi in viaggio, trovare nuovi imprevisti e sorprese! Non sono certo che Facebook sia visibile in Iran o se riuscirò ad aggirare il filtro, ma credo che potrò aggiornare il mio stato tramite il blog "attraversandocasa".


sabato 27 settembre 2014

Istanbul

Dopo due giorni di viaggio notturni (10+10 ore) sono arrivato ad Istanbul da Belgrado via Sofia (Bulgaria) il 25 settembre mattina. Ci tenevo molto nel visitare questa città sebbene io non sia un amante delle città. Qui c'è la fusione di culture e religioni nel senso di convivenza, ma c'è anche molto caos. E' il confine tra Europa e Medio oriente.
Istanbul è immensa e ci ho messo un giorno a capire come funziona. Viaggiare via terra porta via tempo per organizzarsi ed energie ma mi sto abituando e per ora non mi sembra così male. Sarò costretto a spazzare vie le mie vecchie abitudini e a vedermela con alcuni miei limiti che stanno emergendo ma è anche questo il senso di questo viaggio. Soggiornare in ostello è una novità per me ma questa è una novità piacevole, si conoscono così tante persone e ognuno ha la sua storia e la sua cultura.
Piove anche ad Istanbul perché questo è il destino meteo 2014 per i veneti!!
Prossimo spostamento tra qualche giorno sarà verso Cappadocia una storica regione della Turchia centrale.


                                     







domenica 21 settembre 2014

Collaudato e giunto a Belgrado (Serbia)

Uno dei miei rari selfie...Oggi a Belgrado! Il sole mi accecava e mi sono riparato con la compatta. L'imperfezione è la perfezione... Giusto per inaugurare il viaggio e non dimenticarmi come sono con capelli e barba corta! Tutto ok anche se viaggiare in bus di notte per 10 ore non sono ancora abituato e sono un po' stanco! Dal momento che sono sceso dal bus ho trovato subito persone disponibili: c'è chi mi ha aiutato a trovare l'ostello che avevo in mente, accompagnandomi; chi mi ha consigliato con quali mezzi muovermi all'interno della città per spendere meno possibile. Naturalmente ho dovuto sfoggiare il mio "inglese padovano" appreso nell'ultimo anno, apposta per questo viaggio, per farmi capire e sembra che funzioni... Una meraviglia!! :-)  Martedì sera si parte in treno verso Istanbul e li si comincia...






venerdì 19 settembre 2014

Inizia il viaggio



Eccomi! 
In Italia ho mollato tutto: lavoro, casa, automobile e ora si viaggia senza limiti, tranne quello dei visti consolari  ;-)
Questo blog nasce come strumento per raccontare frammenti del mio viaggio nel Mondo agli amici. Cominciare questo viaggio è un sogno che si realizza e che non pensavo, un giorno, di riuscire a materializzare. Alla fine sono riuscito a sgretolare tutte le barriere che mi ero imposto ed ora vedo solo una immensa pianura che si perde nell'orizzonte.
Non so con quale frequenza potrò aggiornare il blog, e come porterò avanti questa condivisione di frammenti di viaggio nel web, ma intanto procedo !
Il viaggio che ho intrapreso non ha nessuna regola di struttura, anche se desidero spostarmi verso est, solo con zaino in spalla e mezzi via terra. Per quanto tempo viaggerò? Non lo so! Forse mesi o forse anni...

La partenza è fissata per domenica mattina (molto presto) 21 settembre da Padova verso Belgrado con il bus (unica prenotazione di tutto il viaggio), poi verso Istanbul in Turchia, Iran, Turkmenistan, Uzbekistan, Kyrgystan, Cina, Tibet e India. Questo è il percorso iniziale del viaggio che voglio fare, salvo grandi imprevisti! 

In queste ultime settimane in Italia ho avuto l'occasione di salutare e abbracciare personalmente molte persone: amici, parenti e conoscenti :-) 
Voglio mandare un ultimo saluto "italiano" anche a tutte le persone che non ho rivisto o risentito ma che hanno fatto o fanno parte, in qualche modo, della mia vita !