venerdì 9 gennaio 2015

Da Varanasi a Pondicherry l'India non smette di sorprendere

Chi è stato in India si sarà accorto quanto la vita degli indiani sia composta da contraddizioni. Ovviamente si parla di contraddizioni per una mente occidentale, di fatto invece, per gli indiani è tutto normale. Ricordo la mia prima esperienza in questo paese circa tre anni fa e quanto rimasi a bocca aperta per almeno i primi 5 giorni. Non che le cose siano cambiate di molto in questa seconda occasione di visita in India. Arrivando dal Nepal via terra la mia prima tappa è stata a Gorakpur una città vicino il confine Nepalese/Indiano, in assoluto la città più sporca che io abbia mai visto; tanto che alla vista della prima stanza sotto i 5 dollari per dormire la notte ho pensato che sarebbe stato uguale dormire in mezzo all’immondizia per strada. Mucche considerate sacre che vivono liberamente e che sostano anche in mezzo le trafficate strade a cui si presta attenzione più che ad un uomo mozzato alle gambe e che chiede l’elemosina spostandosi seduto su di una carrello alto 15 centimetri trainato con le proprie braccia. Le strade iper-trafficate dove non ci sono regole su chi ha la precedenza ma l’importante é suonare a ripetizione il proprio clacson per farsi strada. Alla percezione di tutto questo ho capito che ero il benvenuto in India e che dovevo fare un bel reset per ambientarmi il prima possibile! Anche perché l’indomani sarei andato a Varanasi, una città che considero incredibile, specie per deprogrammarsi ulteriormente. Varanasi (Banares)… se uso l’immaginazione mi catapulto indietro di secoli e non vedo differenze da come si viveva allora e come si vive oggi, almeno lungo il fiume Gange o meglio conosciuto come Ganga. Fare una camminata lungo i ghat, che sono le scalinate che si affacciano al fiume Ganga, è una esperienza indimenticabile, soprattutto la mattina poco dopo l’alba quando la vita comincia a pulsare. Con un sottofondo di campane e campanellini, il sole appena sorto che riflette nel fiume proprio davanti i ghat, le migliaia di persone celebrano la vita con i loro usi e costumi… Nessun problema ad immergersi e bere quell’acqua della madre Ganga, considerata santa, dove decine e decine di città, prima di Varanasi, scaricano i propri liquami. Ci si lava accuratamente con il sapone, si medita, si prega e si fa la puja che è l’offerta alla divinità, in questo caso Ganga. Ho visto bere quell’acqua persone che sembravano avere 100 anni, persone che sempre l’hanno bevuta come fosse un elisir di lunga vita… Si lavano i panni sbattendoli nella piattaforma di legno lungo il fiume e poi si stendono ad asciugare lungo le scalinate. Da ogni parte dell’India arrivano, incessantemente, famiglie a portare il proprio caro defunto per essere cremato a Manikarnika ghat. Si dice che Manikarnika ghat esistesse prima di Varanasi. La credenza è che chi viene cremato a Varanasi ferma la ruota delle rinascite (Samsara) e raggiungere la liberazione (Moksha). E poi incantatori di serpenti, Shadu e venditori di ogni genere che ti farebbero pagare anche un semplice saluto perchè è fatto a Varanasi, la città più sacra dell’India e una delle più antiche del mondo. Nei giorni passati a Varanasi mi sono chiesto dov’è il confine tra il misticismo, illusione e realtà … Non c’è confine, fa parte del regno dell’essere umano, che ne sia consapevole o meno “cammina” in questi livelli  cercando la propria parte divina spinto da quella scintilla che lo inebria di forza vitale…
Lascio Varanasi dopo una settimana per dirigermi verso Calcutta, nel sud est indiano. Il nome della città è stato ufficialmente cambiato in Kolkata
nel Gennaio 2001. Kolkata è una città multiculturale e cosmopolita ed è il più grande polo industriale dell'India. È considerata una città sicura né più né meno di una qualsiasi grande capitale europea. Qui, oltre a cittadini provenienti dagli altri Stati dell’India vivono molti europei. Arrivo alla vigilia del Natale e non potevo aspettarmi tutti gli addobbi natalizi in stile occidentale a Park street che ho notato al primo colpo d'occhio,  la grande festa che si è svolta il giorno di Natale per le strade di quella zona; migliaia di persone. Vivono molti cattolici a Kolkata ma c’erano anche molti indù con addosso gadget natalizi, un’altra contraddizione che va ad aggiungersi a tutte quelle già appurate lungo questo viaggio, e negli ultimi anni vissuti in Italia. Si mangia, si beve, si fa festa ma c’è anche chi a bordo strada chiede l’elemosina, ognuno con il suo fare: alcuni non hanno proprio nulla e attendono con pazienza, altri iniziano a fingere di tremare e zoppicare, o si fingono ciechi. Ma c'è anche chi usa il figlio morto, non per finta, tenuto in braccio; una scena che "sballa" i tuoi confini e ti pone delle nuove domande... Bambini addestrati dai genitori o badanti che all’improvviso, nella folla, si aggrappano alle tasche e se hai qualcosa te la portano via. A Kolkata, all’inizio, in quei giorni, mi sono trovato in difficoltà riguardo l’aspetto dell’elemosina. Farla non farla. Con quale criterio fare l’elemosina, come fai a distinguere chi ne ha veramente bisogno con così tanti che te la chiedono tutto il giorno. Per me, non avendo reali sensi di colpa e non potendo cambiare comunque quella situazione, è stata non farla. Non l’ho fatta spontaneamente ma i bimbi addestrati sono riusciti a “farmela fare” lo stesso… e va bene così. 
Le città trafficate come Kolkata non mi piacciono molto, per quanta storia e arte  possano avere, dopo un paio di giorni sento il bisogno di spazio, di verde, di mare e di montagna. Quindi mi sono spostato a Puri beach desideroso di spiaggia e mare e mi sono beccato 3 giorni su 4 di pioggia, poco male; l’oceano Indiano con le sue onde a riva è uno spettacolo da guardarsi anche sotto la pioggia e seduti su una sedia, inoltre l’aria era molto più sana che a Kolkata! Le camminate lungo il mare erano interrotte ogni 50 metri per una foto e le consuete domande dei moltissimi turisti indiani che affollano Puri in questo periodo. Quanta gente felice a Puri, eh si, le vacanze fanno bene ma la maggior parte degli indiani, donne comprese, sembrano felici anche durante il lavoro… I bambini in India, e ce ne sono tantissimi, raramente li ho sentiti piangere e lamentarsi…Ora, dopo un paio di giorni a Chennai, sono a Pondicherry, lungo la costa nel nel sud dell’India. Una città diversa dalle altre indiane, più ordinata e meno affollata. Qui c’è il famoso Sri Aurobindo Ashram a cui ho fatto visita ma domani mi sposterò ancora… 
Sri Aurobindo famoso Yogi, poeta e filosofo indiano scomparso nel 1950: 
Il mondo intero aspira alla libertà, eppure ogni creatura è innamorata delle proprie catene.Questo è il primo paradosso e l'inestricabile nodo della nostra natura.
L'amore della solitudine è segno di una disposizione per la conoscenza; ma si giunge alla conoscenza solo quando si percepisce la solitudine sempre e ovunque, nella folla, nella battaglia e sulla piazza del mercato.
Go on :-D ...

Varanasi

Puri beach