mercoledì 3 giugno 2015

Dopo sette mesi di viaggio tornai in Italia

Quando l’obiettivo diventa sviluppare serenità e consapevolezza, la vita può metterti di fronte a delle situazioni che se non fai immediatamente quel click che innesca l’accettazione delle stato delle cose, tutto può diventare molto difficile. Ero nell’ est dell’India, tra la regione del Sikkim e il West bengal, e ricevevo la notizia che mio padre era venuto a mancare. E così, lo scorso 30 aprile  tornai in Italia, consapevole di quanto dovevo fare: interrompere il viaggio e tornare dalla famiglia.
“Attraversando casa” non è solo il nome che ho dato al blog riferito al viaggio fisico nel mondo. Si tratta anche di un viaggio interiore, per scoprire e capire, con non poche difficoltà, cosa nascondono le mie stanze, sotto il pavimento, sotto la polvere, e quali sorprese posso trovare. Se c’è presenza e connessione, ogni situazione può essere materiale importante per approfondire e imparare. Sette mesi di viaggio che hanno contribuito a prepararmi a questo avvenimento e a trasformare il dolore di una perdita così importante in ulteriore forza e compassione per me, per questa umanità che meglio ho compreso viaggiando, per avere ulteriori stimoli ad essere migliore nel proseguo di questo ciclo dell’esistenza… 

Sette mesi in cui, dall’Italia fino all’India, passando per il medio-oriente, il comune denominatore  di tutte le persone che ho conosciuto è volere stare bene, volere stare in pace e in armonia… Ma al contempo ogni essere umano ha la sua lotta interiore che crea sofferenza e quegli alti e bassi che accomunano ogni individuo che abita questo pianeta. Desiderio ardente e avversione sembrano scandire le giornate di molte persone, eppure nessuno ha bisogno di queste due componenti per vivere in pace e armonia. Credo che ci sia molta confusione su come raggiungere certi obiettivi e mantenerli. Ogni cultura e tradizione asserisce che le cose sono sempre state così e non si devono cambiare e i media di ogni paese influiscono nel plasmare il popolo verso questa o quella direzione. In molti vorrebbero cambiare ma si ha paura. Ci si rifugia nel piacere del contesto del proprio catalogo di credenze trasmesse nei secoli dei secoli. Credenze che mettono delle catene invisibili. Credenze, spesso, mai verificate. Anche non credere è una credenza…

Il mio viaggio comincia dall’Italia con la prima vera sosta in Turchia. Per poi proseguire in Iran, Turkmenistan, Uzbekistan, Kyrgystan, Cina, Tibet, Nepal e India. Senza aerei, zaino in spalla e con molti interrogativi poco prima della partenza ma senza esigenze di particolari risposte. La vita è ora, non domani. Decisi di rispondermi passo passo scoprendo che molte domande sarebbero scomparse.
“Fate di me ciò che volete perché io sto facendo quello che devo fare” Questa è stata la frase "magica" con cui sono partito e che ho tenuto a mente per un po’. Come puoi avere paura con una frase “magica” del genere in mente? L’unica, forse banale preoccupazione appena partito, era una possibile difficoltà nel comunicare in lingua inglese che comunque avevo studiato quasi ogni giorno l’anno precedente la partenza per il viaggio.

Comincia una nuova esperienza. Non avevo mai viaggiato più di un mese in passato. Parto nel settembre 2014, dopo avere mollato tutto in Italia, e la sensazione di libertà che ho provato è stata senza precedenti. Ufficialmente non sono più collocato, sono un nomade disadattato alle regole convenzionali che vagabonda dentro casa sua. Non mi accontento più di chiamare casa le quattro mura del paese dove vivo in Italia. Il pianeta Terra è casa mia, l’umanità è la mia famiglia. Quando senti questo dentro, nessun luogo della Terra che desideri visitare o essere umano con cui puoi stare può spaventarti. Sai che troverai sempre qualcuno disposto ad aiutarti se ne avrai bisogno, perché anche tu sei disponibile ad aiutare gli altri in modo naturale. Indipendentemente dai vestiti, il colore della pelle, la lingua parlata, la cultura e religione.  Un essere umano davvero sano, aiuta un altro essere umano come meglio può, se c’è il bisogno. E non sempre il migliore o più semplice aiuto è quanto si aspetta l'altro...

I primi 40 giorni si è scatenato di tutto, diarrea, dolori cervicali, dolori ai denti, raffreddori. Tanto è stato lo stress e il tumulto di emozioni per le nuove condizioni di vita; soprattutto nel tentare di arrivare in Cina via terra prima che scadesse il visto cinese il 6 novembre. Tutto di corsa! Eppure l’umore era sempre alto!  Fino a toccare l’apice arrivando in Tibet, con l’opportunità di attraversarlo, seppur velocemente e godermi il suggestivo paesaggio e la cultura tibetana. La città di Lhasa, i monasteri tibetani buddisti, la catena montuosa dell’Himalaya, il monte Everest… Mi vengono i brividi al pensiero di quanto ho potuto ammirare. 
Poi il bel Nepal delle gente cordiale, montagne, valli, fiumi… L’apprendimento della tecnica di meditazione Vipassana in un corso intenso di undici giorni a Kathmandu. Una delle esperienze più profonde e introspettive di tutta la mia vita. 
E poi la difficile, generosa ed incredibile India dove ci sono rimasto più di quattro mesi. A respirare lo smog e la polvere della strada, gli inconfondibili odori del cibo e dello sporco che il vento amalgama. Ad imparare... Ad osservare come un miliardo e duecento milioni di persone vivono semplicemente con quello che hanno a disposizione, e se non ce l’hanno, pazienza, tu sei il turista che in ogni caso puoi fare loro l’elemosina ogni giorno, ogni ora.  A te la scelta. A te il conto con la tua coscienza che prima o poi arriva, qualunque cosa tu decida. Arrivi da una cultura diversa, e quello che vedi in India è la terra delle contraddizioni. E se decidi di vivere in strada, zaino in spalla, l’unica cosa intelligente che puoi fare è lasciarti andare, seguire il flusso, ammalarti anche, oppure tornare a casa. In tutto il mondo non c’è nulla che assomigli all’India. Dall’approccio alla vita ancora molto religioso e molto sentito che hanno gli indiani, alle contraddizioni delle caste. Una vacca "sacra" può fermare il traffico ovunque distendendosi in mezzo alla strada per riposare; ma tutto può diventare sacro: un fiume, un animale, un essere umano, il cibo, un sasso, un movimento. Una parola può diventare un nuovo mantra. L’India che pullula di turisti occidentali in cerca di comprare la spiritualità e liberarsi dal proprio egocentrismo, ma poi se non si riceve il certificato del corso frequentato non si è contenti, non ci si sente “purificati”… L’India con più di venti lingue diverse riconosciute, dove si convogliano quasi tutte le religioni esistenti, dove da nord a sud e da est a ovest l’atteggiamento delle persone può cambiare molto. L’india del clima freddo e torrido. L’India dei grandi sapienti e dei grandi ignoranti, del ricco e il povero, dell’abbondanza e della carestia, della vita e la morte a braccetto e in continua esibizione. Dai cani randagi alle scimmie aggressive… L’india che ti insegna tutto se stai attento… Oppure ti può fare perdere tutto se dormi troppo! 

Eccomi ancora in Italia dunque. Già con molti impegni da sbrigare e da gustare. Mi fermo fisicamente per un po’. Apro il blog oggi, dopo molto tempo. Mi viene la pelle d’oca pensando a tutto quello che ho vissuto, che sto vivendo e a quello che potrei vivere. Sono ancora stupito dalla vita. Quel pianto misto gioia/libertà che è riapparso oggi durante la mia camminata giornaliera, mi ha lasciato ancora senza parole, come successe altre volte durante gli ultimi mesi.
Attraversando casa continua; è un viaggio senza fine alla scoperta di me, e che mi porterà ovunque sentirò che sarà necessario, fino all’ultimo respiro dell’esistenza.