martedì 28 giugno 2016

Gli imprevisti mi portano in Malesia

Il vecchio passaporto non aveva più pagine disponibili per l’applicazione di timbri e adesivi di frontiera, così mi ritrovo a Bangkok per richiedere un passaporto nuovo… Tempo di attesa un mese. Nel frattempo conosco molte persone, sia occidentali che lavorano nella grande capitale thailandese e sia thailandesi residenti. Le grandi e caotiche città non mi piacciono. Troppi rumori artificiali, smog, persone, tabelloni accesi che trasmettono pubblicità, persone che diventano zombie nella metro e nei negozi essendo troppo assorti dai messaggi del proprio smartphone. Grattacieli ed edifici che sembrano recintarti e dirti: qui hai tutto, non uscire, produci per la grande città, la distribuzione, spendi i tuoi soldi nelle attrazioni… Il tutto quasi celato da messaggi subliminali che la mente conscia fatica vedere. Mai ero rimasto così tanto tempo in una grande città e qualche volta mi sono addormentato camminando, anche io. Eppure qui ho incontrato due persone con cui ho instaurato una forte amicizia e  con cui ho potuto passare del tempo prezioso. Un uomo e una donna. Lui all’inizio di questo mio secondo viaggio in Thailandia e lei verso alla fine. Nel mezzo il tentativo di fuggire dalla città andando a sud per due settimane, nelle spiagge, ma trovando brutto tempo e molta pioggia. 




 La fuga da Bangkok verso sud, dopo due settimane di permanenza, mi porta a Phuket, nella spiaggia di Patong. Patong è famosa soprattutto per i Gogo Bars, locali di lap dance, spettacoli sexy dal vivo, lady boys e prostitute per la strada, la Bangla è la strada principale dove il mercato appena citato prende avvio alle prime luci artificiali della sera. 





Un giorno e mezzo a Patong sono stati sufficienti e quindi mi sono spostato a sud dell’isola di Phuket, nella punta, nella tranquilla Nai Harn beach, sotto consiglio di una ragazza thailandese conosciuta nell’ostello in cui alloggiavo a Bangkok. 


A proposito dell’ostello in cui ho alloggiato a Bangkok per più di un mese. Si chiama 1989 cafè & hostel, e mi sono sentito come a casa. Il gestore, un americano, è molto gentile e disponibile e grazie al suo invito ho potuto passare una giornata nella scuola per ciechi come volontario. Non ho fatto nulla di particolare quel giorno, se non parlare del più e del meno, in inglese, per fare fare pratica ai ragazzi che avevano già delle capacità per palarlo, e che volevano migliorarlo. Uno di quei ragazzi mi ha davvero sorpreso dopo avergli chiesto se conosceva i social networks. Non solo li conosceva ma anche riusciva ad interagire chiedendomi l'amicizia su Facebook con il suo smartphone usando un software che, con input sonori, gli permetteva di capire come accedere alle applicazioni, scrivere etc... usando il touch screen con le sue dita. Proprio come faccio io ma da vedente. Le sua capacità quelle di altri ragazzi ciechi mi hanno sorpreso. Tutti i ragazzi ciechi che ho visto e conosciuto quel giorno avevano qualcosa di speciale, erano sempre sorridenti e pieni di forza di volontà. Normalmente tendiamo ad essere pigri o ad imparare determinate cose sotto l’effetto del dovere o della paura. Ma quando è la cristallina volontà ad entrare in azione possiamo imparare a fare cose straordinarie. Che bello! 


Tornando alle spiagge.
Da Phuket, mi dirigo a 100 km nord, a Khao Lak. Il primo giorno ho potuto ammirare una spiaggia davvero suggestiva con grandi alberi dalla folta e larga chioma verde, sabbia bianca e il mare piatto. Nessuno in spiaggia visto la bassa stagione. Poi sono cominciati dei lunghi giorni di pioggia spesso intensa e quindi anche la mia reclusione ‘forzata’ nella stanza della guesthouse, aspettando che il tempo a sud cambiasse… Stanco del brutto tempo torno a Bangkok, il passaporto è pronto e posso fissare l’appuntamento per ritirarlo! 

                                                                       La foto non è di Khao Lak ma solo per rendere l'idea
 

Con il passaporto nuovo richiedo il visto turistico di un anno per l’Australia. Un visto turistico così lungo è un azzardo perchè mi vengono effettuati dei controlli per sapere quanto più possibile su chi sono e perchè vado in Australia. Vogliono sapere quanti soldi ho in banca, il mio itinerario, cosa farò dopo l’Australia, come penso di mantenermi e molte altre informazioni. Potrebbero richiedere visite mediche o interviste nell’ambasciata più vicina. Io tento, poi se mi bocciano proverò qualcos’altro! Oggi dopo tre settimane, la pratica per ottenere il visto è ancora in processo… Il visto thailandese è scaduto e quindi sono uscito verso la Malesia che intendo visitare un po’.

Nel frattempo, negli ultimi dieci giorni in Thailandia una ragazza italiana viaggiatrice è giunta a Bangkok e con lei ho passato questo periodo. Condividendo quello che siamo, pensiamo di essere o non essere, i nostri limiti e il nostro potenziale… Ne è nata una bella amicizia, di quelle solide, come successe con il ragazzo cileno i primi dieci giorni a Bangkok. Il suo arrivo è stato un tocca sana perchè mi stavo fossilizzando a Bangkok in attesa della scadenza del visto thailandese o dell’arrivo di quello australiano. Quindi visitiamo l’antica capitale Ayutthaya (Phra Nakhon Si Ayutthaya), a circa 80 km da Bangkok, una città che è stata fondata nell' anno 1350 nel cuore del Regno del Siam. Ayutthaya è stata una delle città più importanti del tempo con più di 1 milione di abitanti. Nel suo periodo di massimo splendore Ayutthaya aveva più di 1500 templi prima che buona parte di essi venissero distrutti dall'esercito birmano.




Un paio di giorni ad Ayuttaya sono più che sufficienti per visitare il sito in bicicletta sotto il caldo torrido e decidiamo di andare verso sud nell’isola di Koh Phangan famosa per i suoi party in spiaggia con la luna piena e mezza luna, ma di cui non sono interessato. Però le spiagge sono belle e quasi deserte visto la bassa stagione e soprattutto, questa volta, non piove come le settimane precedenti.
Koh Phangan è un isola a 700 km a sud di Bangkok, tante spiagge, ma c’è anche molta natura con delle cascate d’acqua che non ho visto, e nelle quali è stata girata una scena del film “The beach”. Affittare uno scooter è la soluzione migliore per girare l’isola e cambiare spiaggia ogni giorno. Ogni spiaggia dona alla vista un panorama del mare differente che cambia secondo la tipologia di fondo, l’altezza dell’acqua e l’intensità della luce del sole che da colorazioni diverse alla superficie del mare. Questa è uno dei miei passatempi preferiti davanti al mare insieme al suono che diffonde nell’aria sbattendo nella costa. 


Scadono i miei due mesi di permanenza in Thailandia, è ora di muoversi ancora, ancora verso est. Malesia… in attesa del visto per l’Australia. 


Dove può portarmi un viaggio così lungo? Non ne ho idea. Se penso al futuro vedo l’ignoto. Non c’è sicurezza economica, di salute, di rivedere famiglia  e vecchi amici. Eppure anche in questo stato mi sento a casa. Non avere idea di come sarà tra una settimana, domani o tra un paio d’ore. Nemmeno usando consapevolmente l’immaginazione, tali possono essere gli avvenimenti imprevisti in questo perenne movimento dell’essere.  Essere perso senza essere perso, perchè mi sento comunque a casa. Questo è uno stadio che volevo raggiungere e assaporare nelle sue possibili sfumature, a costo di dovere rivisitare i miei vecchi abissi che una volta mi spaventavano, ma che ora sembrano farmi sorridere. C’è ancora molto da sperimentare e paure da mettere alla prova. Non rimane che arrendersi al flusso e continuare a guarire per godere.